14 novembre 2006

Un'offerta che si può rifiutare


Devo cambiare casa. Così domenica mattina sono una dato a vederne una. Mi si presenta un signore sulla cinquantina, un po’ panzuto e scuro, calabrese. Mi scruta da capo a piedi, apre la porta dell’appartamento. Dopo cinque minuti di giro turistico in un appartamento di si e no trenta metri quadri, il tipo ci fa sedere sul divano e lui si siede su uno sgabello, più in alto rispetto a noi. Inizia a parlare di mafia. Racconta che ha avuto dei problemi, un processo al tribunale del lavoro per un posto prestigioso che a suo avviso era il suo ma che era occupato da un altro. Gli è durato otto anni e alla fine l’ha perso pure. In tutta serenità poi dichiara candidamente di essere andato dal boss del suo paese, e di avergli esposto la situazione: «In ventiquattrore mi ha risolto il problema», afferma compiaciuto. «Bisogna vedere in che modo gliel’ha risolto» rispondo. «eh vabbè, che devi fare, sennò ti fai otto anni di processo e perdi pure.», ha ribattuto. E ancora, parlando della corruzione della precedente giunta regionale della Calabria, gli ho fatto presente che anche in questa giunta c’è più di qualcuno con delle indagini in corso che lo riguardano personalmente, e gliene ho fatto il nome. «ma nooooo, quello è braaaavo! E’ corrotto, però è bravo!» E’ corrotto, però è bravo.
Continuando a fare il giro turistico dei trenta metri quadri in cui vuole metterci tre persone avevo sempre più la conferma di che tipo di uomo avessi a che fare. E lui non si smentiva, non esitando a farmi notare i marmi pregiatissimi fatti su misura apposta per lui dal padrino, il costosissimo intonaco delle pareti. Gli ho chiesto se potevo togliere quei quadri di merda che aveva appeso ai muri, ha risposto risentito: «ma guarda che questi li ho già intestati a mio figlio, questa qui è una tonnara… anzi, mi raccomando, i chiodini rovinano l’intonaco…»
«Il sud sta cadendo a pezzi, ve ne dovete andare tutti, più lontano possibile», ha detto.

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